Gianfranco è nato al mare, sull’isola di Pellestrina vicino a Venezia, ma la sua vita l’ha trascorsa, per questioni di lavoro, tra le montagne, fra il Bellunese e il Trentino: fra le meravigliose Dolomiti.
Il suo lavoro di portiere in grandi complessi alberghieri infatti lo ha visto nella sua vita adulta prima, per lunghi anni a Cortina d’Ampezzo e poi in Val di Fiemme a Predazzo, dove si è definitivamente accasato dopo la pensione.
Nella parlata una leggera cadenza veneziana gli è rimasta, ma nel suo cuore, lo si capisce dai suoi discorsi entusiasti sul paesaggio, prima ancora di vedere le sue opere, vi è posto solo per le “sue” Dolomiti. E questo è il soggetto incontrastato dei suoi quadri: le svettanti guglie bianche di calcare e magnesio, le verdi vallate alpine punteggiate dai tipici fienili e loro ….. gli abitanti discreti delle grandi foreste, immortalati nei momenti salienti e più intimi della loro vita: dal brunft del camoscio, al bramito del cervo, dal volo improvviso delle bianche, allo sguardo discreto del capriolo al limitare del bosco.
Immagini di grande suggestione, fatte di pennellate all’apparenza semplici, distese in modo naturale, all’apparenza senza un rigore pensato, ma con alle spalle però tante ore difficili trascorse con infinita pazienza e dedizione ad affinare un dono che Gianfranco ha sempre sentito dentro di sé fin da bambino.
Dai dipinti di Vianello traspare una leggerezza di esecuzione che seduce l’osservatore: la rapidità della pennellata e l’uso degli effetti luminosi, oltre ad incantare l’occhio, creano una magica atmosfera che compare in ogni piccolo dettaglio. L’attenzione di chi osserva è catturata, prima che dal dettaglio, dall’insieme della luce e del colore. Ho sempre pensato, ci dice l’artista, che la luce sia la principale componente della pittura. La mia tavolozza è abbastanza limitata, pochi colori caldi e freddi che mescolati insieme danno una serie infinite di sfumature. Il segreto, se così vogliamo chiamarlo, è di seguire le varie fasi di esecuzione fino a giungere, passo dopo passo, quasi a vivere in simbiosi con l’opera che di desidera creare.
La pittura di Vianello è immediatezza, è trasporto, non ci devi ragionare su, questo lo fai dopo, da subito sei affascinato e inconsciamente trasportato fra pareti scoscese e luce di bosco, sulla porta della vecchia baita o tra i camosci nella bufera di neve.
Il Gianfranco marittimo, non vi è dubbio conosce intimamente e ama le montagne che gli sono sue ormai da tanti anni. E più dei montanari atavici sa penetrare l’intimo messaggio fatto di storie antiche, di sofferenze umane, di insidie naturali che l’autore sa far sue con una particolare sintonia con lo spirito delle tradizioni e delle consuetudini delle genti di montagna, dove su tutte primeggia l’importanza della conservazione dell’ambiente naturale. Pregevoli effetti artistici che proprio il cacciatore di montagna sa cogliere, forte di quel suo rapporto diretto con questi ambienti da sempre difficile ma bellissimo. Le immagini evocative di Vianello sanno coinvolgere il cacciatore di montagna con il ricordo di un’attesa del capriolo al freddo sull’altana, di una pirs al cervo dove, nel silenzio ovattato che queste immagini sanno far affiorare con immediatezza, vi è posto solo per il rimbombo assordante dei nostri battiti cardiaci e dell’agghiacciante urlo del cervo maschio. Ma anche immagini per ricordi aggraziati: dall’etereo frullo di una bianca in lontananza, al barbaglio del primo che sole sulla cima delle Tofane, alle ombre lunghe della sera che scendono dal Cimon della Pala. Documenti di una indiscutibile delicatezza poetica tesa a fissare tangibilmente, in immagini di immediata lettura, le sensazioni che provengono dal suo diretto rapporto con l’ambiente naturalistico.
Tante le mostre a cui Vianello ha partecipato dagli anni ’70 ad oggi, dal Trentino all’Ampezzano, da Venezia al Belgio. Le sue opere sono arrivate in Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Russia, Stati Uniti e in tanti altri paesi all’estero, fino nella lontana Australia.
Gianfranco Vianello è un autodidatta che da bambino passava le ore ad ammirare i pittori che si cimentavano, come ancor oggi succede, nelle calli veneziane, ma il suo innat o talento e la sua grande perseveranza nello studio e nell’affinamento quotidiano ne fanno l’erede, come ebbe a dire Iginio De Pedri, nella presentazione di un catalogo delle sue opere, del virtuosismo tipico dei Maestri Veneziani.
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